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Trebbie di birra

Costituiscono il più importante residuo dell’industria della birra. La disponibilità di trebbie di produzione nazionale corrisponde all’incirca ad un terzo del totale dei cereali impiegati nella produzione della birra.

 

Le trebbie di birra sono costituite dal residuo dell’estrazione a caldo del cereale maltato: comprendono gli involucri esterni della granella e le frazioni che non hanno subito solubilizzazione nel processo di maltaggio e ammostamento.

Vi sono pure presenti quantità variabili di amido e di destrine non saccarificati. La presenza di principi nutritivi varia nelle trebbie in modo anche sensibile in dipendenza dei metodi di ammostamento e, più ancora, delle caratteristiche del cereale impiegato. Nella produzione della birra si usano, oltre al malto d’orzo, altri cereali non maltati, le cui percentuali e qualità dipendono dalle disposizioni di legge che regolano la materia nei vari paesi.

 

Le trebbie di birra fresche, come escono dalla fabbrica di birra, hanno composizione analitica abbastanza costante, malgrado le differenze dei cereali impiegati, alle quali si è già fatto cenno. Maggiori risultano invece le differenze dei valori riscontrati nel prodotto dopo conservazione più o meno lunga. E questa la ragione di talune discordanze nei dati forniti dai diversi autori. I risultati di numerose analisi da noi eseguite su prodotto nazionale fresco, sono cosi riassumibili:

sostanza secca            28-30%

proteine grezze          7-9%

grassi                          1,5-2,5%

estrattivi inazotati      8,1-9,8%

fibra grezza                3,5-4,5%

ceneri                         0,8-1,4%

 

Il valore alimentare è risultato particolarmente alto per ogni singola frazione, per cui il prodotto è da considerare come un concentrato al quale è necessario, nel razionamento del bestiame bovino, aggiungere alimenti grossolani. Con i procedimenti accennati è stato possibile valutare il valore nutritivo delle trebbie in oltre 0,80 U.F.L. e 0,75 U.F.C. per kg di sostanza secca, valore non discosto da quello della crusca di frumento.

 

Sull’impiego delle trebbie fresche come possibile sorgente proteica nei bovini, esaurienti ricerche sono state condotte alla Scuola di Agronomia di Nancy in diversi gruppi di torelli e buoi che ricevevano trebbie in aggiunta rispettivamente:

  • a silo-mais
  • a silo-mais e cereali
  • a silomais cereali e panelli.

 

Le trebbie di birra, in quantità totale di 6 a7 kg concorsero a coprire il fabbisogno proteico dei bovini consentendo incrementi ponderali prossimi ai 1200 g per capo e giorno quando venivano al tempo stesso somministrati silo-mais e 1 a2 kg di cereali. Un apporto supplementare di panello non risultò necessario.

 

Nelle lattifere le trebbie promuovono la produzione di latte e forse anche il contenuto di grasso. Nei periodi di larga disponibilità di materiale fresco e ben conservato se ne può dare senza danno fino a 20 kg per giorno. Il prodotto riesce gradito e non richiede periodi di assuefazione. Comunque, essendo in genere la disponibilità saltuaria, converrà iniziarne e sospenderne la somministrarione in modo graduale. Per le trebbie insilate si raccomandano invece quantitativi minori, dell’ordine di 10 kg per capo/giorno.